Un tempo qui
Si parla di un ragazzo morto facendo il bagno. A causa, sembra, di una congestione nell’acqua molto fredda dei giorni scorsi. Ha avuto la forza di tornare a riva, morire sugli scogli, e tutto questo dovrebbe avere qualcosa a che fare con la nostra vita, intuisco. Mi dicono che un conoscente è un uomo molto intelligente, sono d’accordo, che l’acqua è pulita e calda, fin qui ci siamo.
Mia figlia indica una donna di pelle nera, con il chador, che a pochi metri dalla spiaggia stende un foulard e prega verso est. Le spiego cosa succede, annuisce, la sua amichetta è interdetta, esclama,
– ma non prega Dio!
le rispondo che sì, prega il suo Dio, che somiglia al nostro. Entrambi hanno molti misteri.
Penso che quando l’essenza divina viene celata, si crede che a una sottrazione di chiarezza corrisponda un aumento di potenza e veracità. Porre qualcosa nell’inconoscibile – al di là del linguaggio – non rende quel qualcosa superiore (ciò che si sottrae alle regole, si sottrae a qualsiasi scala di valori).
Fa di nuovo caldo, il vento di nordovest pulisce i pini dagli aghi secchi. Rileggo l’Iliade, di cui avevo quasi completamente dimenticato la struttura. Faccio passare il tempo mettendomi cortesemente su un lato.